Articolo di Damiano Bacci e Paola Masuzzo
Tra i tanti settori della nostra società colpiti dalla pandemia di Covid-19 la scuola merita sicuramente un’attenzione particolare, per via del suo ruolo fondamentale nella formazione di studenti e studentesse, cittadini e cittadine del futuro. Durante il periodo di lockdown, la didattica a distanza (DAD) è stata una parte preponderante della vita delle famiglie con figli e figlie in età scolare. Il dibattito sull’efficacia della DAD e sulle regole per il rientro a scuola continua a interessare l’opinione pubblica, e la discussione sui risultati delle ultime prove nazionali INVALSI, i test standardizzati per misurare le performance di studenti e studentesse, lo conferma.
Le prove INVALSI (acronimo dell’Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e di formazione) sono prove scritte svolte ogni anno da alunni/e della scuola primaria e secondaria di primo e secondo grado, il cui obiettivo è valutare il livello di apprendimento di alcune competenze fondamentali in Italiano, Matematica e Inglese.
L’analisi e l’interpretazione di questi dati potrebbero fornirci uno spaccato interessante sul mondo della scuola e sull’istruzione, e il nostro lavoro sarebbe certamente agevolato dalla presenza di dati in formato aperto e disaggregato.
Sfortunatamente, i risultati 2020-21 delle prove non sono al momento disponibili nella sezione Open Data del sito INVALSI. In questa sezione sono infatti disponibili dati solamente in forma aggregata (con un’aggregazione massima a livello provinciale), mentre si possono scaricare in formato aperto (.csv) i dati delle prove precedenti, che però si fermano all’anno scolastico 2012-13 (le prove vengono somministrate dal 2005-06). Al momento l’unico modo per consultare i dati 2020-21 è fare riferimento ai materiali prodotti da INVALSI: report in PDF, pillole video e infografiche, oppure facendo richiesta nel sito, previa registrazione e l’invio di un modulo a un indirizzo email, un processo molto lontano dall’immediatezza degli open data. È disponibile anche un archivio interattivo sulla piattaforma Gestinv, ma l’iscrizione deve essere “vagliata dalla redazione del sito”.
Ma perché pubblicare i dati in formato aperto e accessibile?
Dashboard, infografiche, e visualizzazioni varie sono certamente utili per trasmettere una serie di informazioni, far passare un messaggio, un messaggio, che è però, molto spesso, già digerito e frutto di interpretazioni. Basti pensare al cherry picking: a volte si scelgono solo i dati che servono ad accreditare la tesi di partenza di chi sta raccontando una storia.
Mettere a disposizione di tutti e tutte i dati che hanno dato vita a questa storia, d’altro canto, crea preziose possibilità in termine di comprensione delle strutture sociali in cui viviamo: quanto più i dati sono aperti, accessibili, di qualità, quanto più i dati viaggiano, tanto più ricche e diverse saranno le storie narrate (e le voci di chi le narra). In questo senso, i dati aperti sono uno strumento potentissimo non solo per capire la realtà, ma anche per innescare cambiamenti sociali importanti.
Infine, sappiamo che i dati in forma disaggregata sono disponibili: Save The Children, nel suo Atlante dell’Infanzia a rischio riporta i risultati INVALSI per quartiere di alcune città italiane, un dato introvabile nel sito ufficiale INVALSI. Perché un’organizzazione internazionale indipendente mette pubblicamente a disposizione dati che invece l’ente preposto non rende accessibili?
Durante l’ultimo anno abbiamo toccato con mano l’importanza dei dati nella nostra vita. Campagne come #datiBeneComune ci ricordano ogni giorno come la trasparenza sia alla base del rapporto di fiducia tra Stato e cittadinanza. Per curare questo rapporto al meglio però dobbiamo essere consapevoli dei meccanismi e delle informazioni che sono alla base dei processi decisionali delle nostre istituzioni. Aprire i dati dei risultati delle prove INVALSI, con le dovute procedure, può rappresentare un ulteriore tassello verso la trasparenza e la costruzione, e la cura, di questo rapporto.
E abbiamo chiesto ufficialmente di farlo, in due modi: una segnalazione al difensore civico digitale di AgID per le modalità in cui non sono pubblicati i dati (le dashboard) e una richiesta diretta all’“Istituto Nazionale per la Valutazione del Sistema Educativo di Istruzione e di Formazione”.