Umberto Di Maggio di Libera ha invitato l’associazione onData alla summer school “GIA’ – Giovani InnovAzioni“.
La scuola, rivolta a persone di età compresa tra i 18 ai 35 anni, “intende valorizzare quei percorsi d’impresa sociale innovativa in grado di valorizzare le risorse ambientali ed i beni comuni e capaci di innescare politiche di sviluppo partecipate”.
Nel programma molto ricco che invito a visualizzare, ci è stato proposto di sviluppare questo tema: “Pubblicità, trasparenza e dati aperti. Progetti, esperienze, metodi, strumenti”. L’invito era per school regionale siciliana, e sono andato io 🙂
Ho fatto una presentazione ispirata a una frase celebre del 1908 di Filippo Turati, che mi ha fatto scoprire l’avvocato Gerlando Gibilaro al GIS Day del 2010:
Dove un superiore, pubblico interesse non imponga un momentaneo segreto, la casa dell’amministrazione dovrebbe essere di vetro
La “casa di vetro” è sempre una metafora di grosso stimolo e appunto ispirazione, così come lo è ConfiScatiBene e allora sono partito da una domanda: le “case” confiscate sono di vetro?
La domanda mi è stata utile per sviluppare un percorso didattico di poco meno di due ore in cui, a partire da esempi didattici di “vetri da pulire”, ho descritto cosa li rendesse opachi e come fare per riportarli alla originale trasparenza. In fondo basta un po’ di olio di gomito e qualche foglio di giornale.
Ho usato questa metafora per sottolineare come possa (alle volte) essere semplice trasformare dati, in modo da rimuoverne quell’opacità funzionale, computazionale e descrittiva che a volte li caratterizzano. Ho fatto una carrellata rapidissima di tre tipi di strumenti utili, e per ognuno un mini esempio pratico. Queste le tre tipologie:
- strumenti per automatizzare operazione ripetitive, con un esempio basato su importo.io, con cui abbiamo estratto dati da 37 pagine web con la medesima struttura (la prima era questa);
- strumenti per estrarre informazioni da un PDF, con un esempio basato sul mitico tabula, con cui abbiamo estratto da un PDF la tabella con i beni immobiliari del comune di Palermo;
- strumenti di ogni giorno e di facile utilizzo, come il passapomodoro, con cui fare cose speciali” come la “salsa” (o “suco” come diciamo qui in una delle due Sicilie).
La metafora di sopra l’ho usata per il “foglio elettronico“, strumento che abbiamo tutti e con cui si possono fare numerose operazioni “automagiche” (cit. Borruso). Ho usato in particolare lo Sheet di Google Drive e un esempio della funzione IMPORTXML per mostrare come:
- estrarre per ogni post pubblicato nella sezione foto di Internazionale, solo per quelli che contengono nei tag un riferimento al paese in cui avvengono i fatti illustrati, il titolo, l’URL del post, l’URL dell’immagine e il nome del paese;
- generare a partire da questi dati, una mappa live (fatta con uMap), in cui sono visibili i luoghi di questa sezione di questa bella rivista.
Ho chiuso con l’ultima definizione “ufficiale” di Open Data, pubblicata alcuni giorni fa da GOVLAB:
Open data is publicly available data that can be universally and readily accessed, used, and redistributed free of charge. It is structured for usability and computability
Per me è la seconda volta in questa scuola, e anche questa torno a casa con una bella energia dentro. Ho visto diversi occhi “accesi” e ho sentito nelle teste dei presenti tanti topolini correre nelle loro ruote. E sopratutto torno più ricco, perché non è il tipo di “pubblico” a cui sono più abituato. Non si tratta infatti di persone che amano la tecnologia e che nella vita fanno cose con questa, ma bensì “fanno cose e vedono gente” e dopo questa school la utilizzeranno per farne e vederne di più e meglio.
Questo il mio augurio.
Qui le slide che ho utilizzato come “substrato”: http://slides.com/dataninja/gia2016