Premessa

Il Sistema Pubblico di Identità Digitale (meglio conosciuto come SPID) è l’identità digitale pubblica con cui è possibile accedere ai servizi online della pubblica amministrazione. Presso dei gestori opportunamente accreditati all’Agenzia per l’Italia Digitale (AgID) un cittadino italiano può depositare i suoi attributi identificativi e, attraverso un processo di autenticazione, identificarsi a una pubblica amministrazione o ente privato che forniscono servizi in rete.

Lo SPID è stato inizialmente introdotto dal decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 24 ottobre 2014, con il riconoscimento dei primi tre gestori accreditati il 19 dicembre 2015. Le pubbliche amministrazioni hanno invece iniziato progressivamente ad aderire a SPID da marzo 2016, e con il decreto-legge n.76 del 16 luglio 2020 (meglio noto come Decreto Semplificazioni) dal 28 febbraio 2021 è fatto divieto alla pubbliche amministrazioni di rilasciare o rinnovare credenziali per l’identificazione e l’accesso dei cittadini ai propri servizi in rete diverse da SPID, carta d’identità elettronica (CIE) o carta nazionale dei servizi (CNS).

SPID rappresenta un passo avanti nella semplificazione del rapporto del cittadino con le istituzioni: se prima avevo bisogno di più credenziali per accedere ai servizi di amministrazioni come INPS e Agenzia delle Entrate, attraverso SPID posso disporre di un’unica credenziale valida per tutti. L’uso dell’identità digitale è anche un diritto dei cittadini, non solo un obbligo per la PA. L’articolo 3-bis del Codice dell’Amministrazione Digitale recita che “Chiunque ha il diritto di accedere ai servizi on-line offerti dai soggetti di cui all’articolo 2, comma 2, lettere a) e b)*  tramite la propria identità digitale.” È possibile segnalare il mancato utilizzo di SPID attraverso il Difensore Civico per il digitale, una figura prevista dal Codice dell’amministrazione digitale a garanzia dei diritti digitali di cittadini e imprese.

*Si intendono le pubbliche amministrazioni identificate dal decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165 e i gestori di servizi pubblici.

I dati delle identità SPID erogate disponibili sul portale Avanzamento trasformazione digitale.

Una prima analisi sul processo di diffusione

Attraverso i dati disponibili sul portale Avanzamento trasformazione digitale possiamo avere un’idea della diffusione di SPID tra i cittadini italiani. Secondo i dati dall’aprile 2016 ad oggi (26 maggio 2021) sono state erogate più di 20 milioni di Identità SPID.

Secondo i dati ISTAT al primo gennaio 2021 abbiamo in italia 59.257.566 milioni di cittadini, di cui 49.985.123 maggiorenni e quindi aventi diritto a SPID. SPID è quindi potenzialmente utilizzato dal 40% della popolazione italiana maggiore di 18 anni.

Analizzando la variazione relativa percentuale mese per mese — calcolata tramite la formula [(mese2-mese1)/mese1]*100 — possiamo vedere che, dopo un notevole picco iniziale a novembre 2016, le richieste di erogazione di un’identità digitale hanno accelerato negli ultimi mesi del 2020, e a questo proposito va ricordato che l’8 dicembre 2020 è stato lanciato il cashback di Stato che prevede SPID come requisito per ottenere i rimborsi, fattore che ha certamente impresso un’accelerazione dell’identità digitale.

Nota: Dal 3 novembre 2016 i diciottenni in possesso di SPID potevano fare domanda per il Bonus Cultura.

Tutte le amministrazioni pubbliche adottano SPID? (Spoiler: assolutamente no, purtroppo)

Tuttavia ci siamo chiesti: quante sono le amministrazioni pubbliche italiane che adottano effettivamente SPID per fornire i propri servizi online? Com’è la situazione a livello italiano?

Grazie alla segnalazione di Daniele Crespi, riguardante il registro SPID dei fornitori di servizi pubblici, abbiamo iniziato a ragionare su queste domande facendo un’analisi preliminare dei dati. Nonostante il registro fosse scaricabile in formato .csv presentava diversi problemi, come denominazioni delle PA mancanti e valori duplicati. Fortunatamente è disponibile un altro dataset su spid.gov.it — rilasciato sotto licenza CC-BY 4.0 — da cui è possibile risalire alla lista di amministrazioni erogano almeno un servizio mediante autenticazione SPID.

L’elenco della PA che aderiscono a SPID

Il dataset contiene la lista delle amministrazioni con il nome dell’ente e il suo codice iPA. Il codice iPA (dove iPA sta per indice delle Pubbliche Amministrazioni) è un codice che va a identificare in maniera univoca ogni singola pubblica amministrazione (è un equivalente per esempio del nostro codice fiscale che identifica ogni singolo cittadino o cittadina). Per identificare meglio gli enti presenti nella lista abbiamo incrociato i codici iPA con un elenco più dettagliato: il dataset delle pubbliche amministrazioni italiane disponibile sulla sezione Open Data di indicepa.gov.it, aggiornato al 31 marzo 2021. Dentro di esso c’è una lista di tutte le 22960 pubbliche amministrazioni italiane, identificate con codice iPA, indirizzo, regione e provincia di appartenenza, tipologia ISTAT.

Grazie a un incrocio dei dati abbiamo verificato che, su 22960 pubbliche amministrazioni italiane, ad oggi (26 maggio 2021) 7420 utilizzano autenticazione SPID, poco più del 32% del totale. Al di là del numero, è interessante analizzare quali tipi di PA usano SPID per erogare servizi e come sono distribuite sul territorio italiano.

Alcuni casi: i Comuni usano SPID. Le scuole no

La maggior parte delle pubbliche amministrazioni italiane rientra in poche categorie come Comuni, scuole statali, federazioni nazionali, ordini e collegi professionali (le restanti tipologie contano meno di 200 PA l’una). SPID è usato in larga parte nei comuni, con oltre l’84% dei comuni italiani che compare nel registro SPID. 

Le scuole rappresentano il numero più consistente dopo i comuni, ma solo lo 0,6% delle scuole italiane è presente nel registro della PA che adottano SPID. L’identità digitale potrebbe essere molto utile per un altro strumento che si sta diffondendo sempre di più: il registro elettronico. L’uso di SPID per l’accesso ai registri elettronici consentirebbe di usare una sola credenziale a prescindere dal numero di figli e dalle scuole frequentate, portando a un risparmio di tempo per le segreterie amministrative che sono invece costrette ad assegnare le credenziali manualmente. 

Se guardiamo più attentamente i valori in percentuale possiamo stabilire quali sono le tipologie di PA più virtuose dal punto di vista dell’adozione di SPID.

In cima alla top 10 troviamo istituti pubblici molto importanti: forze di polizia (Arma dei Carabinieri e Guardia di Finanza), enti di previdenza e assistenza sociale pubblici (INAIL e INPS) e agenzie fiscali (Agenzia delle Entrate, Agenzia del Demanio, Agenzia delle Dogane e dei Monopoli). 

Tra le quattordici città metropolitane italiane solo le tre città siciliane (Messina, Catania e Palermo) non compaiono nel registro SPID. 

I grossi enti che non adottano SPID per l’erogazione di serivizi sono:

  • il Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali
  • il neonato Ministero del Turismo
  •  l’Avvocatura dello Stato
  • il Commissariato Generale di Sezione per La Partecipazione Italiana Ad Expo 2020 Dubai 

E inoltre tra gli organi costituzionali non usano SPID:

  • il Segretariato Generale della Presidenza della Repubblica
  • il Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro  (CNEL)
  • il Consiglio Superiore della Magistratura
  • la Corte Costituzionale 

La diffusione di SPID inizia a farsi più sparsa se iniziamo a considerare le università (solo il 60,6% ne fa utilizzo) e le province, con loro consorzi e associazioni (solo il 48,3%).

Più le dimensioni della PA scendono e diventano “locali” (ad eccezione dei Comuni), più l’utilizzo di SPID per l’erogazione di servizi sembra mancare. 

Da segnalare il risultato molto negativo del comparto sanitario, dove SPID viene usata da: 

  • 18 delle 119 Aziende Sanitarie Locali (15,1%), 
  • due delle 15 Agenzie Regionali Sanitarie (13,3%)
  • 11 delle 101 Aziende Ospedaliere (10,9%) 

Tra gli altri casi che ci sembrano più clamorosi, utilizzano SPID:

  • L’1,5% delle Camere di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura e loro Unioni Regionali
  • L’1,5% delle Aziende Pubbliche di Servizi alla Persona
  • Il 2,5% di Federazioni Nazionali, Ordini, Collegi e Consigli Professionali

A questo indirizzo potete trovare l’elenco completo del tasso di utilizzo SPID per tipologia di PA.

Distribuzione geografica

Prima di mostrarvi questi dati, un’avvertenza: purtroppo non conosciamo i dati a livello geografico della diffusione di SPID nella popolazione, quindi abbiamo deciso di valutare l’uso di SPID nel territorio a seconda delle amministrazioni che ne accettano l’utilizzo per la fornitura dei loro servizi. Questo approccio ha però dei limiti: su un medesimo territorio non abbiamo distinto enti regionali, provinciali o comunali, e regioni con un alto numero di pubbliche amministrazioni (spesso Comuni piccolissimi) tendono ad essere penalizzate.

Per calcolare la diffusione di SPID tra le PA sul territorio nazionale abbiamo analizzato il numero totale di amministrazioni che compaiono nel registro SPID a livello regionale e provinciale, rapportandolo al numero totale di PA presenti sul medesimo territorio (moltiplicandolo per 100 per ottenere un valore percentuale).

Da questi dati, seppur limitati, emerge che l’adozione di SPID non è uniforme sul territorio nazionale e presenta delle marcate distinzioni, anche su territori vicini.

A livello regionale l’utilizzo di SPID nelle PA è così distribuito:

Le regioni del Nord come Piemonte, Valle d’Aosta e Lombardia hanno le percentuali più elevate (rispettivamente 51,7%, 47,5% e 45,3%), ma anche regioni del Sud come Basilicata (38,1%) e Abruzzo (37,6%) presentano percentuali in linea con quelle di Liguria (40,5%), Veneto (38,8%) e Friuli Venezia-Giulia (38,4%). In coda alla classifica Marche (17,5%), Umbria (16%) e Calabria (15,8%).

A livello provinciale l’utilizzo di SPID è così distribuito:

Le province più virtuose sono Pavia (61,6%), Asti (61%), Cuneo (60,7%), Biella (60%) e Lecco (57,6%), mentre tra le ultime in classifica troviamo Cagliari (12,7%), Bari (11,9%), Reggio Calabria (11,5%), Barletta-Andria-Trani (10,5%) e Trieste (10,3%).

Nota: nel dataset non ci sono riferimenti alla province sarde di Ogliastra, Medio Campidano, Carbonia-Iglesias e Olbia-Tempio.

Possibili sviluppi futuri

I dati a nostra disposizione ci hanno permesso di fare una prima inquadratura della diffusione di SPID tra le pubbliche amministrazioni italiane, tuttavia la nostra analisi può essere estesa e ampliata con nuove domande di ricerca:

  • Il numero di identità digitali erogate comunicato è in forma aggregata e riguarda lo totalità delle identità digitali. Una maggiore granularità dei dati, che mostri la distribuzione geografica dei cittadini con SPID, la loro fascia d’età, la fascia oraria di utilizzo, permetterebbe di aggiungere un livello di consapevolezza in più sulla diffusione.
  • Per per ogni amministrazione c’è un indirizzo che potrebbe essere georeferenziato per creare una mappa più dettagliata, cercando di capire l’utilizzo di SPID per i servizi dei Comuni italiani.
  • Le identità SPID erogate vengono aggiornate settimanalmente, e il numero di amministrazioni che aderiscono a SPID mensilmente. Ripetere l’analisi a cadenza regolare (magari raccogliendo i dati automaticamente) permetterebbe di creare un vero e proprio monitoraggio.

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