Cosa servirebbe per costruire davvero un ecosistema di dati in Italia? Ce lo siamo chiesti più volte ed abbiamo cominciato a mettere giù proposte per realizzarlo. Lo abbiamo fatto all’interno della Controfinanziaria di Sbilanciamoci, campagna alla quale abbiamo donato anche il sito online che si trova qui, grazie a un lavoro di team (per onData, Andrea Borruso, Andrea Nelson Mauro e me medesimo, mentre per Sbilanciamoci, Duccio Zola, Sara Nunzi e Matteo Micalella). Ecco il testo che abbiamo pubblicato e ripubblichiamo qui
Secondo uno studio di McKinsey (2013) l’impatto a livello globale di una politica Open Data inciderebbe con una crescita del Pil del 4,1% (qui la fonte). Lateral invece stima nel 2014 un potenziale impatto di +1,1% sul Pil (qui la fonte). Inoltre, un recentissimo studio (novembre 2015) dell’organizzazione britannica Nesta sostiene che in Gran Bretagna, per ogni sterlina investita in Open Data, il ritorno potenziale è di dieci volte superiore. I modelli e le stime emergono da analisi elaborate in contesti macroeconomici e microeconomici (qui la fonte). Si propone pertanto un investimento iniziale nel 2016 pari a 200 milioni di euro, capace di generare un ritorno economico nel tempo davvero consistente.
Alla campagna Sbilanciamoci! partecipano 47 organizzazioni, tra cui associazioni ambientaliste e per i diritti civili, sindacati, movimenti studenteschi, fondazioni culturali. Tra queste c’è onData, che ha contributo alla stesura della parte del capitolo Altraeconomia dedicato a trasparenza e open data.
Nello stesso capitolo si prevede uno stanziamento di un milione di euro per gli open data per l’economia solidale, un milione di euro per l’istituzione di un fondo per il commercio equo e solidale; 10 milioni per la riconversione ecologica delle imprese; altri 10 milioni per il piano strategico nazionale per la piccola distribuzione organizzata.
Nel rapporto indichiamo anche le azioni da intraprendere per investire seriamente negli open data:
- La Pa rilasci in formato digitale e con licenza Open tutti i propri dati, all’interno del perimetro indicato. Sono dati che di fatto sono già nella disponibilità delle istituzioni perché vengono prodotti e raccolti nell’ambito dell’esercizio delle proprie funzioni. Ad esempio: tutte le aziende sanitarie acquistano prodotti di consumo, come garze o siringhe, e il mercato sarebbe estremamente più competitivo se ognuna di esse sapesse qual è la siringa più economica ed efficace che si può acquistare. Tutto ciò sarebbe inoltre di supporto all’obbligo di trasparenza che ha il settore pubblico, riducendo sprechi e arginando enormemente scenari di opacità nel mondo delle forniture sanitarie.
- La Pa preveda il rilascio di Open Data in tutti i progetti che vengono commissionati a soggetti esterni a qualsiasi titolo, sensibilizzando le imprese in questa direzione. Ad esempio: se viene realizzato un progetto ad opera di un fornitore, a quel fornitore va chiesto di rilasciare i dati prodotti o raccolti durante lo sviluppo del progetto in formato Open.
Nel complesso sono 89 le proposte alla controfinanziaria da 35 miliardi di euro, tre in più rispetto a quella presentata dal governo Renzi e recentemente approvata al Senato. Il rapporto individua anche le coperture, soprattutto dal fisco (24,9 miliardi di euro). Sbilanciamoci! chiede una nuova tassazione, come la Tobin Tax (5 miliardi), patrimoniali finanziarie su persone fisiche e imprese (2 miliardi a testa), e la mancata abolizione della Tasi, cavallo di battaglia del premier Renzi, che farebbe risparmiare allo Stato 3,8 miliardi di euro, ma riduce le possibilità di recepimento delle proposte da parte della maggioranza di governo.
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